Odori, profumi, aromi e sapori… Quante volte ci riportano con la mente in luoghi lontani, passati recenti o remoti, in desideri futuri? E poi capita di perdersi in un mare di ricordi, sentimenti, emozioni e sensazioni; di cominciare a immaginare trovandoci in un labirinto di fantasie dal quale nessuno vorrebbe più uscire. Perché allora non condividere tutto? L’idea è quella del “viaggio attraverso i sapori!”, ossia attraverso un ingrediente o la ricetta di un dolce riscoprire il luogo della sua origine, indagare sulla sua storia fino ad inventarne una nuova. Così la passione per il viaggio e per il racconto, si mescola agli elementi della buona cucina. Sei una buona forchetta e hai la valigia sempre pronta? Vieni e confrontati con le nostre idee!

giovedì 27 settembre 2012

Ricordo bene quella notte

Ingredienti:

  • Legden: un paesino della Germania occidentale;
  • Gruppo di amici;
  • Incidente;
  • Un aiuto dall'aldilà.

Ricordo bene quella notte.

Eravamo al DerKaiserschmarren Pub. Ci incontravamo lì tutti i venerdì per una birra.
Legden è un paesino piccolo e freddo della Germania occidentale. Ci abito da quando sono nato e conosco tutti i ragazzi che vivono qui. Sono amico di tutti.
Quel venerdì stavamo festeggiando il compleanno di Sveva, aveva compiuto 25 anni, mi piaceva da morire.
-Alla nostra regina Sveva. Madre spirituale dei vichinghi, ubriaconi come noi!!!
Alexander era il mio migliore amico, gli piaceva bere a ogni occasione possibile, per lui era quello il miglior modo per festeggiare.
Ricordo che quella sera ero così ubriaco che tentai di baciare Sveva e lei mi allontanò con uno schiaffo.
-Non è così che si fa- mi disse tra le lacrime. Avevo sprecato una buona occasione.
I miei amici tornarono a casa in auto, ma io non volli andare con loro. Decisi di andare a piedi.
Avevamo bevuto molto e non era prudente mettersi alla guida. Chiesi ad Alexander di lasciare la macchina dov’era e di venire a casa con me, ma lui non mi diede ascolto.
A Legden non succedeva mai nulla, ero sicuro che se fossi svenuto per strada non mi avrebbero fatto niente e al mattino mi sarei svegliato e sarei tornato a casa a dormire.
Ero stanco, gli occhi mi pesavano e non riuscivo a distinguere bene le figure tra il dolore che sentivo alla testa, la nebbia fredda del mese di novembre e le poche luci notturne accese in paese.
Avrei dovuto camminare per poco più di un kilometro, tentavo di farlo appoggiandomi al muro.
Mettere un passo davanti all’altro era più difficile di quanto avessi creduto.
Casa mia era nei pressi di una piccola fontana costruita negli anni cinquanta, era il punto di riferimento del paese, c’erano statue di bambini posizionate intorno.
In quel punto della cittadina non era possibile circolare in auto. 
Ecco perché tutto mi parve così strano…
Ero quasi arrivato a casa, quando all’improvviso sentì una macchina correre all’impazzata. Non la vedevo, avvertivo la sua vicinanza dal rumore dell’accelerazione ed ero paralizzato dalla paura.
Mi schiacciai contro il muro sul quale ero appoggiato.
Sentii una bambina urlare. Il suo grido era stridulo e prolungato.
Poi vidi delle luci venirmi incontro: erano i fari dell’auto.
“Dio mio!” pensai. Non avevo chance, ci avrei lasciato la pelle.
E subito dopo come un’ombra nera davanti ai fari, distinsi quello che doveva essere il corpo di una bambina che era ferma a circa cinque metri da me.Potei vedere i suoi occhi sgranati dalla paura e nel giro di un istante accadde tutto: la macchina la travolse in un testa coda attuato nel tentativo di frenarsi.
Ero terrorizzato, tramortito. I miei sensi prima sopiti dall’alcool adesso si erano risvegliati tutti.
Vidi qualcuno scendere dall’auto risalirci e scappare via.  Il cuore mi batteva come se avessi corso per chilometri, ma il peggio fu l’immagine che avevo davanti a me: la bambina era a terra e mi tendeva la mano chiudendo e riaprendo le dita come a chiedermi di avvicinarmi.
-Chi è? Cosa devo fare?
La paura non mi permetteva di razionalizzare. Poi mi feci coraggio e mi avvicinai a lei.
-Come ti chiami?- le chiesi ma lei rispose chiamando il suo papà.
-Ascoltami andrà tutto bene te lo prometto.
Non sapevo cosa fare. L’ospedale più vicino era a un’ora di distanza, cercavo il mio cellulare… non lo trovavo, gridavo, ma improvvisamente mi resi conto di non essere dove credevo.
Ero sull’autostrada fuori città.
-Cosa ci faccio qui?
-Ti prego aiutami
Gridai aiuto con tutte le mie forze, ma eravamo solo io e lei nel nulla della notte. Nessuno mi avrebbe sentito.
-Aspettami qui! Vado a cercare aiuto
-Per piacere- mi disse tra le lacrime e singhiozzando- non te ne andare ho paura!
-Devo cercare soccorso!
-No ti prego!
Mi strinse forte la mano per impedire che me ne andassi. Ricordo ancora quella stretta che si faceva sempre più debole, più debole, ancora più lieve finché la mano cadde e io capii che era morta.
Mi si riempirono gli occhi di lacrime, ma proprio mentre ero sul punto di scoppiare a piangere quella bambina scomparì in una nuvola di fumo, confondendosi nella nebbia che mi circondava.
Non capivo: chiusi gli occhi e cominciai a pregare istintivamente, non lo facevo da quando ero bambino.
Poi trovai il coraggio di riaprirli, e quando lo feci, ero schiacciato sullo stesso muro sul quale mi stavo appoggiando poco prima sulla strada verso casa. Di lì a dieci metri c’era la fontana con i bambini, la nebbia si stava lentamente diradando e potevo distinguerne i soggetti. Avevo ancora gli occhi bagnati di lacrime. Una sensazione di umidità e calore tra le gambe mi fece capire che non avevo saputo trattenermi.
Poi la vidi. Stava accarezzando i capelli di uno dei bambini della fontana. Si avvicinò a me a passo normale.
Pensai che fosse troppo! Le lacrime già non bastavano cominciai a singhiozzare.
-Chi sei?- gridai forte sperando di darmi un coraggio che non riuscivo più a trovare.
La bambina di qualche istante prima si stava avvicinando a me e mi sorrideva. Tentai di scappare, ma mi sentivo pesantissimo, sudavo freddo e piangevo come un ragazzino. Il complesso di paura, stupore e ubriachezza stava per farmi perdere i sensi, quando la bambina giunse su di me e mi baciò la guancia.
Quel gesto mi tranquillizzò.
-Se tu fossi stato con me quel giorno non avrei avuto così tanta paura nell’ora della mia morte. Sono Sarah, ho dodici anni e quella sera stavo solo cercando il mio cane che era scappato di casa. I miei genitori erano a casa di amici per la cena, e io decisi di andare a cercarlo. Non sapevo fosse tanto pericoloso questo posto. Poi è successo tutto così in fretta. Il sangue continuava a scorrere dalla testa,  gridai per un paio di volte, ma nessuno poté sentirmi. Il dolore acuto che avevo alla testa si diffuse presto in tutto il corpo. Morire da una sensazione stranissima. Senti scivolare via da te qualcosa a cominciare dai piedi, poi dalle gambe, dalla pancia, dalle spalle e quando arriva alla testa puoi già vedere il tuo corpo morto.
-Ascoltami! Per me non ci sono più speranze, ma per i tuoi amici si! L’uomo che mi uccise, si era messo ubriaco alla guida, anche i tuoi amici lo hanno fatto e stanotte si sono schiantati contro un muro. Tre sono svenuti e uno è in gravissime condizioni. Sta perdendo molto sangue, chiama un’ambulanza e non ce la faranno! Questo è l’indirizzo a cui devi mandarla…
E mi diede un indirizzò che si stampò preciso nella mia memoria.
-Non posso ho paura!- dissi tra le lacrime, ma lei mi guardò con occhi di fuoco e disse:
-Ho detto chiamala!
Mi alzai per lo spavento e scappai verso casa.
Quando entrai a casa la prima cosa che feci fu chiamare l’ambulanza che trasse in salvo i miei amici.
Sopravvissero tutti. Beh uno di loro con una grossa cicatrice sulla fronte, ma è vivo fortunatamente.
Quando mi chiesero come avessi saputo dell’incidente dato che non ero con loro, semplicemente dissi che l’avevo sognato. Avevo paura non credessero alle mie parole.
Oggi sono qui, di fronte alla tua tomba cara Sarah.
Non so perché hai scelto di apparire a me, non so come queste cose siano possibili.
Eccoti i miei fiori.
Non ti ridaranno la vita che hai perduto, ma sai una cosa? Io e i miei amici non ci ubriachiamo più da quella sera.Grazie di tutto.
Spero di rivederti un giorno.

3 commenti:

  1. Delle doti di Rob ne ero già a conoscenza(anche se non mi dispiacerebbe ripetere l'esperienza per rinfrescare la memoria e... riempire lo stomaco!:P)..ma Pasquy non sapevo fossi così bravo! Ho letto tutti i racconti d'un fiato... E io che pensavo sapessi solo chiedere i fazzoletti! :D
    Complimentissimi a tutti e due e continuate così! :D
    Fulvia

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  2. Wua paaaask me fatt vni o fridd nguoll da piccoli brividi proprio!! Ahahaha cmq quella fontana me la ricordo era già inquietante da sola! Bravo veramente

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  3. @Fulmine: ti dico solo ke appena ho letto il tuo commento ha cominciato a gocciolarmi il naso!!!
    @Creso: Andrè come i piccoli brividi di cirò? ahahahahaha
    Ragazzi grazie mille per i complimenti! :D ma mi raccomando se necessario non risparmiate le critiche ;)

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